La tradizione del Rapha Festive500

Alla fine di ogni anno ci sono sempre due eventi che cerco di portare a termine. La randonnée del Solstizio d’ Inverno e il Rapha Festive 500.

Mentre la prima in un modo o nell’ altro rientra nelle mie corde, devo ammettere che il Festive mi dà sempre del filo da torcere. 500km da fare in otto giorni sono la distanza doppia di quello che percorro abitualmente; se poi ci aggiungiamo il meteo invernale sempre imprevedibile e quest’ anno l’ impossibilità di uscire dalla provincia di Trento per via del lockdown (e addio alle tiepide temperature del lago di Garda), il discorso si complica. Nota positiva di questa edizione è che le mie ferie coincidevano, quindi la gestione delle uscite è stata più semplice.

Decido a priori che Trento sarà il giro di boa di tutte le mie uscite. Andare e tornare sono circa 100km, quasi tutti su pista ciclabile e il dislivello è ridotto al minimo. Cerco di non complicarmi la vita, sarà già difficile finirlo. Abbandonando per un po’ i giri con dislivello positivo avrò modo così di godermeli quando sarà più caldo, la montagna necessita di rispetto. Qualcuno potrebbe pensare alla monotonia di percorrere sempre le stesse strade (e un tempo lo credevo anch’io), in realtà per me quello che conta ora è stare semplicemente all’aperto ad assaporare la pienezza dell’inverno con quel senso di solitudine che permea le valli in questo periodo, e la mia bici è il mezzo perfetto per farlo.

Complice la rottura di un raggio alla ruota della Scott qualche giorno prima dell’ inizio del Festive, sarà la Thorn Audax a tenermi compagnia in queste uscite, una bici in acciaio classica da randonneur. E a posteriori posso dire che sia stata la scelta azzeccata viste le pessime condizioni trovate negli ultimi due giorni. Avere dei parafanghi completi ha fatto la differenza.

24 Dicembre 2020, giorno 1 del #Festive500: la pioggia.

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Gli inglesi la chiamano drizzle, la pioggerella. E’ un po’ inaspettata, o almeno non così da subito. Speravo sarebbe arrivata più tardi, tanto che all’ inizio sono quasi tentato da rientrare a casa. Ma vado avanti lo stesso, “vedo come và” mi dico e tiro dritto. Non fa freddissimo e per fortuna sono vestito bene, tanta lana merinos (anche i pantaloni) e le scarpe invernali. La pioggià và e viene tutta la mattina, concedendomi una tregua proprio a Trento dove riesco a fermarmi al volo per mangiare qualcosa di diverso dalle solite barrette: oggi ho con me il tipico Kerstol che a casa nostra in questo periodo non manca mai essendo mia suocera olandese. Una delizia! Ovviamente a complicare questo Festive visto il lockdown Natalizio tutti i bar sono chiusi, quindi impossibile scaldarsi con una buona tazza di caffè, bisognerà tenerne conto.

Rientro bagnato e stanco, ma domani è Natale e si riposa, una e fatta.

26 Dicembre 2020, giorno 3 del #Festive500: il vento.

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Alle 07:30 sono in strada, giusto in tempo per vedere il sole che illumina la cima delle montagne innevate. Uno spettacolo. Giornata strepitosa e serena, ma a caro prezzo in forma di vento da nord. Raggiungere il giro di boa è dura, a tratti viaggio sotto i 20km/h in pianura, ma quando finalmente mi giro sono ripagato dallo sforzo profuso. In quello che mi sembra un attimo rientro a casa, allungando di qualche chilometro a Pratosaiano insieme ai bambini e alla Vale fuori per una passeggiata.

27 Dicembre 2020, giorno 4 del #Festive500: il freddo.

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Il cielo sereno pervenuto ieri ha portato un abbassamento della temperatura considerevole. Il termometro sul balcone segna 0°, il che vuol dire che nel freezer di Loppio/Mori sarà sottozero. Mi aspettavo -3°/-4°C ma quando ho visto il Garmin segnare -8.6°C ci sono rimasto male. Poco dopo Mori vedendo che la situazione non migliora decido di indossare anche dei copri pantaloni a 3/4 che mi sono portato. La giacca in piuma di emergenza resterà invece nella borsa. Per fortuna ieri sera ho deciso di montare i Bar-Mitts sul manubrio che si sono rivelati un vero salvavita per le mie mani e che credo rimarranno montati per il resto dell’ inverno.

Temperatura massima toccata oggi 2°C.

30 Dicembre 2020, giorno 7 del #Festive500: la neve.

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I due giorni di riposo erano stati calcolati a priori causa lavoro. I 50cm di neve caduti ovunque in questo lasso di tempo no. Fino all’ ultimo sono stato insicuro sul da farsi. Non ero convinto di riuscire pedalare per strada con queste condizioni. Ciclabili chiuse ovviamente e manto stradale ridotto dalla neve spostata a bordo strada. Per di più oggi è una giornata “arancio” e quindi con maggiore traffico veicolare a complicare le cose. Alla fine trovo comunque la voglia di provare, anche se aspetto ad uscire un’ ora in più del solito. La meta resta sempre Trento, ma stavolta seguendo la SP90 Destra Adige che non dovrebbe essere troppo trafficata. Il problema è valicare Passo San Giovanni dove la chiusura della ciclabile mi obbliga a restare su alcune tratte vietate alle bici. Per fortuna fila tutto liscio e da Mori in avanti non ho più nessun problema (ad eccezione di Pomarolo dove mi tocca smontare di sella per alcuni metri causa neve in strada). Per allungare un po’ transito dal Duomo di Trento, poi rientro sui miei passi senza grossi problemi fino a casa.

31 Dicembre 2020, giorno 8 del #Festive500: il sole.

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Ok, ultimo giorno. Stanco. Fisicamente e mentalmente. Mi è piombata addosso quella sensazione che ben conosco. Quel “non voglio ma devo” tipico delle ultime giornate del Festive che mi fa capire quello che passa nella testa di chi è obbligato ad allenarsi sempre, like a pro. Quest’ anno poi non c’è neanche la toppa….vabbè.

Il freddo. Oggi sarà il problema numero uno. Come esco me ne rendo subito conto. La strada della Mala dietro Passo San Giovanni è completamente ghiacciata, uno strato sottile e trasparente che rende difficile il passaggio. Poi come scendo su Loppio la temperatura cala di colpo drasticamente, raggiungendo un nuovo record per me: -9.1°C. Tutto diventa impercettibile. Quando finalmente il sole raggiunge il manto stradale opto per una deviazione di percorso per non andare ancora in zone d’ ombra. Ripiego verso sud per un breve tratto che ripercorrerò due volte. La temperatura resterà comunque sottozero per quasi tre ore. Verso il finale mi riprendo un po’, il fisico reagisce e riesco di nuovo a mangiare qualcosa. Loppio ora ha decisamente un altro aspetto con quasi 10 gradi in più!

All’ ora di pranzo sono a casa, stanco ma felice per questo risultato mai scontato. Un altro Festive andato a segno, ma soprattutto ho ritrovato un po’ di stimolo e di fiducia in me stesso in vista dell’ anno nuovo e delle sfide che porterà (RRTY in primis!)

Qualche dato del mio Rapha Festive 500 2020:

  • Partecipanti: 241.624!
  • Distanza: 501,6 km
  • Tempo in movimento: 20h 52m
  • Dislivello complessivo: 2.943 m
  • Tempo complessivo: 23h 15m

Con questo sono a quota 6 Festive conclusi, compreso il primo in assoluto di Rapha del 2010 di cui vado particolarmente fiero (94 finisher solamente, ai tempi in pochi ancora conoscevano il brand): 2010-2013-2016-2017-2019-2020. Se volete leggere le mie vecchie esperienze le trovate a questo link.

Buon anno e buona strada a tutti!

Rombo e Brennero, 300km Audax DIY

Aprile 2020. Riprendo in mano per la pubblicazione questo racconto che avevo scritto in grossa parte ma mai completato di una bella giornata in bici di quesi due anni fa, esattamente il 23 Giugno 2018.

Giro di boa alla mia scalata al RRTY con questo che è il sesto brevetto da gennaio che concludo.

Ero iscritto al Tour dell’ Ortles che ci sarà questo sabato (30-07) ma poi per un impegno imprevisto ho dovuto cambiare programmi. Mi metto al volo su Openrunner: voglio andare in montagna, scalare un bel valico di quelli importanti, e scelgo il Passo Rombo, o Timmelsjoch, che con i suoi 2509mt di quota è un gigante di prima categoria. Se si vuole includere il Rombo in un giro ad anello non si hanno molte possibilità: o si fa il percorso dell’ Ötztaler Radmarathon (256km con quasi 6000mt di dislivello) oppure si fa quello che ho fatto io, molto più bilanciato anche se più lungo (alla fine saranno 325km con 4000mt di scalata).

Alle 6:00 circa riesco a partire da Bolzano, dalla solita stazione dei treni di Ponte d’ Adige che è in prossimità della pista ciclabile che porta a Merano. Questa volta sono arrivato qui in macchina però, ma dovrei imparare ad utilizzare più spesso i treni per questo tipo di spostamenti. Come parto subito mi accorgo del clima non proprio estivo: la temperatura scende a 6°, ma ero preparato così non patisco più di tanto. Incrocio dei ciclisti che provengono da Merano in tenuta estiva, non so proprio come facciano! In città seguo le indicazioni per il percorso ciclabile, ma poi come mi dirigo verso la Val Passiria preferisco rimanere sulla statale già esposta al sole (la ciclabile passa sul fondo valle destro e non avendola mai fatta non so se si tratti di sterrato o asfalto. Avendo oggi tanti chilometri da fare e non essendoci ancora troppo traffico sarà la scelta giusta).

Quando arrivo a San Leonardo in Passiria, dove si inizia a salire verso il Passo Rombo, ne  approfitto per fermarmi a mangiare qualcosa. Mi ricordo di una panetteria all’ interno del paese e ci vado (Feinbäckerei Ploner): hanno delle brioches di dimensioni esagerate, merita una tappa! Riparto dopo avere bevuto un caffè, ora si fa sul serio!

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30km circa che mi costeranno 3 orette di impegno profondo, inclusa un’ ulteriore pausa al Gasthof Schönau, dove di solito c’ è il ristoro della Öetzi, a circa 3/4 di salita. Come ricordavo il panorama è da togliere il fiato, l’ unico punto negativo sono i soliti motociclisti incivili (la maggior parte) che hanno fatto di questa salita il loro campo personale di gara incuranti degli altri utenti della strada.

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Unico mio piccolo godimento sarà quello di attraversare il pedaggio posto sull’ altro versante senza dovere pagare, mentre una fila di motociclisti attende il proprio turno al botteghino (uno dei grandi vantaggi della granfondo è forse proprio quello di effettuare questa salita senza traffico).

Dopo il casello in 15km circa si arriva a Soelden, c’ è un’ altra panetteria che conosco proprio sulla via centrale del paese che ha dei tavolini fuori, dei bei panini pronti e prezzi abbastanza rando. Quando riparto mi ritrovo un gran bel vento forte in faccia proprio di quelli antipatici, che trasforma questa bella discesa verso il fondo valle in un leggero falsopiano in salita dove mi tocca spingere forte per andare a 20km/h.

Comunque, in un’ ora e trenta abbondante raggiungo la valle dell’ Inn e dopo un breve tratto sulla monotona statale a Haiming cerco e trovo la pista ciclabile. Festeggio il ritrovamento con un cono gelato in un baracchino in parte ad un centro rafting da dove ero passato lo scorso anno con Andrea.

Il vento sta calando e riesco a prendere il mio ritmo senza perdere troppo tempo fino a Innsbruck, dove il mio tracciato Openrunner mi manda su una rampa da garage per imboccare il Brennero e mi tocca scendere e spingere la bici. Raggiunta di nuovo la strada principale mi metto in marcia al mio passo. Mi ci vorranno due ore per scollinare, compresa una pausa in un tipico locale da randagi, il market di un distributore di benzina, dove acquisto un po’ di cibo sano ricco di grassi e carboidrati: Redbull, Snickers, Mars e Twix (la pausa a posteriori mi ricorda un video visto di recente di Bjorn Lenhard). Mi sembra comunque di riuscire meglio a gestire lo sforzo rispetto ai passaggi fatti in passato durante l’ Oetztaler, dove l’ andatura più sostenuta mi aveva lasciato un pessimo ricordo del valico affrontato da questo versante. C’ è poi una luce stupenda e il traffico è a calare.

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Arrivo sul Passo del Brennero che la giornata sta per finire. Sono circa le 19:00 e ho fatto 225km. Ne mancano un centinaio ma il sapere che sono quasi tutti in discesa mi tiene alto il morale.

All’ inizio sono in dubbio se restare in ciclabile o proseguire sulla statale: ho pochi ricordi in merito allo sviluppo della pista ciclabile, ma ci rimango. Poco prima di raggiungere Colle Isarco si prende una notevole deviazione a destra rispetto alla strada statale, tanto che mi viene da pensare di avere sbagliato strada e mi innervosisco per la mia scelta. Per fortuna poi la ciclabile rientra sui suoi passi riprendendo la giusta direzione. Intorno a Vipiteno mi rendo conto che devo fermarmi per cena, le energie stanno calando ed ho bisogno di una sosta decente per poter finire la tappa. Dopo un primo tentativo in un locale alquanto squallido e affollato che non mi garantisce una cena in tempi brevi, decido di proseguire. Nessun approvvigionamento disponibile in vista in ciclabile, stavo gettando la spugna rassegnandomi a dover proseguire a colpi di barrette energetiche fino alla fine quando grazie ad una deviazione per lavori passo davanti ad un locale moderno ed invitante. E’ una bella pizzeria/pub a Campo di Trens, Griesser. Ha delle grandi vetrate che mi consentono di lasciare fuori la bici e controllarla mentre ceno. Il locale non è affollato e sembro non attirare troppa attenzione nonostante il mio lycra-look un pelo fuori luogo vista l’ ora. Mi concedo una mezz’ ora buona, un bel piatto di pasta, una birra media e una telefonata a casa prima di ripartire.

Sono le 21:00 quando mi rimetto in strada. Una volta raggiunta Bressanone la ciclabile tende in maniera decisa alla discesa. Sono strade che conosco bene avendole percorse più volte, e anche se ormai è notte e sono stanco riesco a rilassarmi e a godermi questo tratto. Alle 23:00 circa arrivo a Bolzano. Devo attraversare la città per raggiungere il furgone, ma passare dalle vie del centro a quest’ ora tarda è piacevole visto lo scarso traffico. C’è pochissima gente in giro nonostante sia sabato sera.

Dopo 17 ore e 30 minuti e 325km arrivo di nuovo alla stazione dei treni di Ponte d’ Adige dove ho parcheggiato questa mattina. Carico la bici, mi cambio e chiamo mia moglie. E in meno di due ore di viaggio sono a casa.

Riassumendo, una giornata impegnativa il giusto. Giro bellissimo con grossa parte del percorso su pista ciclabile che presenta il grosso delle difficoltà quando ancora si ha il pieno delle forze. Da ripetere, magari in senso inverso?

Il percorso su Strava: https://www.strava.com/activities/1658133801

200-300-400-600 fatti, ma Parigi?

Con il 600 di Verona e il 300 di Spilamberto-MO, ho concluso positivamente il ciclo di qualifiche per poter partecipare alla Parigi-Brest-Parigi. Ma ad oggi non sono ancora sicuro di voler andare in Francia.

Le qualifiche sono andate bene, ovvio non senza difficoltà, soprattutto nella prima giornata della rando di Musseu. 600km da fare, se ci penso mi viene male. Si fa per dire. Ma almeno la testa ormai è abituata a dover affrontare ostacoli simili e reagisce di conseguenza. O forse non reagisce proprio, si va e basta. Poi mica li ho fatti tante volte 600km. Ecco, di nuovo i dubbi e le paure.

Più partecipo alle rando e più mi accorgo che non sono il “randagio” tipo. E me ne accorgo sempre quando sono in crisi. Perché quando hai una crisi in una rando (e stai sicuro che lei prima o poi arriva quando pedali di filato per due giorni) cosa fai se non pensare a chi te lo ha fatto fare? Già, quante volte mi è capitato….ho perso il conto. Come questa volta, quando alle 22:30 di sabato ho scollinato da solo sul Passo di Cimabanche, con circa 300km nelle gambe, da solo, al buio, freddo e sotto la pioggia. E tutte le volte mi dico mai più, e sono già li che penso che domattina prenderò un treno, perché io in bici domani mica ci voglio risalire. Poi mi butto per terra sul parquet di una palestra con le luci accese a riposare quattro ore avvolto nel mio sacco a pelo e la mente si resetta. E alle 04:00 del mattino sono di nuovo in strada, ancora sotto l’ acqua ma con un’ energia rinnovata. Eh sì, poi oggi è tutta discesa, e a Loppio potrò vedere i miei bimbi (e la Vale), come i prof quando col Giro passano vicino a casa.

E così è andata in porto anche questa, 600km, 37 ore. Ma devo già pensare alla prossima settimana, che c’ è il 300 e io non sono mica il randagio tipo che tutte le settimane si spara una mega distanza, e già so che farò fatica.

E farà caldo. Eccome. Ma stavolta la partenza non mi frega. Mica come al 600 che sono partito 45 minuti dopo tutti. Oggi a Spilamberto si parte alle 08:00, primi 100km di pianura, imperativo ciucciare le ruote del gruppo. Ma poi arrivi al primo controllo, e tra chi fa pipì, chi guarda il negozio, chi si perde via per altri motivi, riparti da solo, di nuovo, perché in fondo è così che ti piace. Al tuo ritmo ed un controllo alla volta, è così che si arriva sempre alla fine. E poi iniziano le salite, e tu c’ hai la bici coi parafanghi che è un po’ più pesante, perché sei fesso e ti piace fare le cose come la tradizione, perché quelle bici li troppo moderne con le loro borse belle leggere non ti piacciono mica. Ma tu che pesi meno di 70kg se avessi una bici leggera sarebbe meglio no? La prossima volta forse…..

Per fortuna che oggi ci saranno tanti bei momenti condivisi a farti passare i chilometri insieme a randagi vecchi e nuovi, e ti accorgi che alla fine è questo il bello, e stasera è questo che ti porterai a casa. Beh, e poi quel fantastico arrivo al crepuscolo pedalando avvolto tra le lucciole, neanche quello te lo scorderai per un bel po’. Ah, e neanche il pasta party.

PBP, ricapitolando

Ok, tempo di mettere mano di nuovo al blog. Ci eravamo lasciati in Febbraio con le mie prime salite invernali, e a dirla tutta la primavera non sembra sia ancora arrivata. Oggi è l’ ennesima domenica piovosa, ne approfitto dunque per fare il punto sulla mia preparazione alla Parigi-Brest-Parigi che si terrà il prossimo Agosto e che sta catalizzando l’ attenzione di tutto il randomondo.

Anche grazie ad un aumento delle quote di partecipanti ammessi fatto dall’ organizzazione, sono riuscito a preiscrivermi all’ evento (nota da ricordare: per l’ edizione 2023 fare qualcosa in più di un brevetto da 300km l’ anno prima!), il che significa che ora bisogna qualificarsi! Croce e delizia della PBP, da regolamento per partecipare ad un brevetto da 1200km qualsiasi (alcune eccezioni come la LEL) bisogna fare le quattro classiche distanze nel corso dell’ anno 200/300/400/600 e ottenere così il già di per sé prestigioso titolo di Super Randonneur.

Sembra facile ma non è, e incastrare le date disponibili con tutti gli altri impegni è sempre più difficoltoso (senza dimenticarsi che può sempre andare storto qualcosa ad una qualifica, vedi poi). Avevo quindi deciso di prendere parte ai quattro eventi organizzati da Musseu e Sportverona, sia per comodità essendo la partenza ad un’ oretta di macchina da casa, che per omogeneità e bellezza dei percorsi creati da Giorgio, che in parte conosco bene. Purtroppo però i piani non sono andati come previsto: il 200 è saltato per un’ influenza presa un giorno prima del via, e per il 300 invece ci si è messo un calo motivazionale che mi ha fatto quasi perdere la retta via.

Ad Aprile mi rimbocco le maniche e trovo un’ alternativa, il TFC Tour organizzato a cavallo dei colli Berici ed Eugànei. La giornata scorre liscia e senza intoppi, percorso impegnativo con salite corte e ripide dove ho modo di provare per bene la Condor Fratello, con la quale mi trovo decisamente a mio agio, “assetto” a parte che andrà poi modificato.

Una settimana sola ed è già tempo del 400. Non è mai preferibile saltare a piedi pari una distanza (il 300 in questo caso) ma mi ci ritrovo costretto, ed essendo già iscritto ai Magnifici Quattro vado lo stesso, al 300 penserò poi. Le partenze pomeridiane (il via è alle 16:00) non sono il mio forte, e anche questa volta non è diverso. Ci si mette un forte mal di testa a complicare la situazione, così a mezzanotte con circa 200km fatti, sono costretto a fermarmi in un albergo a Borgo Valsugana che per fortuna sono riuscito a prenotare nonostante l’ ora tarda (tra l’ altro fantastico, consigliato proprio!). Ripartirò alle 5 del mattino per concludere la rando in solitaria e con ancora due ore nel sacco. Nota positiva oltre al percorso stupendo, il passaggio proprio di fronte a casa mia la mattina di domenica che mi ha permesso di fare una bella colazione, salutare tutti e ripartire asciutto e rinfrancato. Ma il vento contro degli ultimi 80km!!!

Dieci giorni dopo sono in pista per il 300, a Ponte nelle Alpi, una rando che avevo già fatto tanti anni fa. Però succede quello che non ti aspetti, anche se un po’ la colpa è mia: ritiro per guasto meccanico. Dopo 50km mi si smonta il reggisella, un bullone è perso e non c’ è modo di sistemarlo. Sconfortato e abbattuto me ne torno alla partenza pedalando in qualche maniera. Altra nota da ricordare: 1-mai andare ad una rando con una bici messa insieme la sera prima, 2-verificare sempre per bene quando appare un rumore strano sulla bici. Se avessi agito in tempo è probabile che il bullone non lo avrei perso, 3-non si parte per 300km con una camera, una pompetta e un multi-tool soltanto, perché “shit happens”. Sbagliando s’ impara, forse.

Mi rifarò due settimane dopo sulle strade di casa con il giro delle Dolomiti di Brenta in solitaria (la randonnée torna il prossimo anno, non mancate!) con delle condizioni quasi invernali, ma che mi ha lasciato un po’ di sicurezza in più sulla mia condizione fisica.

Quindi ad oggi sono a metà strada di questo percorso tortuoso di qualificazioni che dovrebbe portarmi a Parigi per la terza volta. Una settimana esatta e toccherà al 600. La bici è in assetto rando, il meteo non è ancora il massimo ma la voglia di avventura c’è; martedì ultima uscita e poi incrociamo le dita!

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Un Bondone invernale

Il 2019 è l’ anno della Parigi-Brest-Parigi, come tutti sanno, che ovviamente è anche il mio obbiettivo ciclistico di questa stagione. Se però riesco a iscrivermi. Ad oggi infatti sono rimasti solo un migliaio di posti disponibili, e con il mio 300 di pre-qualifica ho ancora qualche speranza di farcela. Lo scoprirò il 25 Febbraio.

Meglio comunque prepararsi, che tanto se non è la PBP qualcosa di alternativo lo si trova sempre.

Domenica ero libero, e cogliendo l’ occasione di una gita in famiglia sulla neve alle Viote del Monte Bondone, ho deciso di raggiungerli in bici. Febbraio, mattina presto, salita dal versante Nord, temperature rigide, la mia bici leggera in manutenzione ecc. ecc., tutte scuse per una testa che forse ha perso un po’ di abitudine a quelle sane strusciate che in fin dei conti sono quello per cui vado ancora in bici. E come poi si è visto, tutte scuse inutili.

Sì, a salire ci abbiamo messo 3 ore da casa (con me anche Carlo, e grazie perché se non fosse stato per lui con tutta probabilità mi sarei rigirato nel letto), sì, era freddo (sottozero in valle e sulla salita 2/3 gradi sopra massimo), sì, ho fatto una bella faticaccia, ma ne è valsa davvero la pena. L’ essenza del ciclismo invernale, come ha scritto poi Carlo in un suo post su Instagram.

E’ stata poi la molla che mi ha fatto pensare: ” SI PUO’ FARE”. Così dopo un paio di giorni sono pronto per la replica con il Passo Bordala. Altri orari ma soprattutto altre temperature! Comunque la caccia alle salite è aperta, per fortuna. E mi viene da pensare perché ho aspettato così tanto…

Prima uscita e primo colle del 2019

La tradizione del ciclista (e credo di ogni qualsiasi altro sport) vuole che il 1° dell’ anno lo si passi, almeno in parte, nel nostro caso in sella. Io ho dovuto aspettare invece il 3 di Gennaio per la mia prima pedalata. In mini-vacanza ligure per quattro giorni in visita a mia mamma che vive li, complice una lieve influenza, mi sono limitato a fare quello che ho sempre fatto a Finale Ligure, scalare, ma con corda e scarpette. Però non volevo tornare a casa senza approfittare di una pedalata nell’ entroterra, e prima di partire mi ero preparato un itinerario che comprendesse un colle nuovo in un anello dal chilometraggio limitato. Ho scovato così l’ unico passo asfaltato disponibile in zona che ancora mancava alla mia lista, il Colle 4 Vie, un piccolo colletto posto a 213mt sul livello del mare. In questo caso però non è l’ ascesa in sé ad essere interessante, vista la sua brevità, ma la possibilità di scoprire nuove strade lungo l’ itinerario da e per il colle, cosa che il Club des Cent Cols mi ha mostrato più volte.

Purtroppo non sono riuscito a beneficiare del clima mite tipico della Liguria. Proprio stamattina infatti una corrente di vento gelido ha fatto calare le temperature drasticamente portandole a valori molto simili ai nostri. Alle 09:30 mi sono messo in marcia con 5°C, speranzoso che il sole avesse fatto il suo dovere. Partenza da Finalborgo dove soggiornavo, per 15km circa ho seguito la SS1 Aurelia, un vero e proprio incubo in questo periodo dell’ anno visto il traffico pazzesco. Mi aggrego ad un piccolo gruppetto che procede tranquillo, poi dopo Ceriale finalmente lascio il lungomare in direzione di Cisano sul Neva lungo la SP3 inizialmente e a seguire la SP582. E’ incredibile il contrasto che c’ è in Liguria tra l’ Aurelia e l’ entroterra in quanto a presenza di persone: in meno di 10km si entra in un altro mondo, è sorprendente.

Proprio a Cisano decido di bermi un caffè. Mi ricordo il bar in piazza , quello degli scalatori, dove venivo sempre anch’ io negli anni che tiravo prese tutti i giorni. Appogio la mia Mercian fuori al sole ed entro. Mi fa piacere che nulla è cambiato, ci sono sempre gli scalatori che fanno colazione e la pila di guide usate da consultare con i settori della zona, il cosiddetto “oltrefinale”. Guardo se per caso incontro qualcuno che conosco, ma no, la generazione di scalatori è un’ altra, facce nuove.

Riparto lasciando la Val Pennavaire e le sue falesie alla mia sinistra, io rimango sulla strada principale. A Zuccarello passo dal centro per dare uno sguardo a questo borgo medioevale ristrutturato, poi poco dopo, seguendo la traccia sul telefono prendo una deviazione a destra verso il colle. Un chilometro e sono al valico. Nonostante la misera quota ha una discreta vista sulla valle e sui ruderi del vecchio castello che però non visito: il ripido sentiero che vi accede con le mie scarpe da strada e relative tacchette SPD non si addice molto. Poi decido di rientrare sui miei passi fino al bivio sottostante visto che l’ asfalto finisce qui: potrei avventurarmi sulla sterrata che ho di fronte, ma visto che non ho molto tempo preferisco la sicurezza dell’ asfalto.

E per fortuna, altrimenti mi sarei perso la fantastica salita verso Castelvecchio di Rocca Barbena che davvero merita una visita. Da qui procedo verso Vecersio con pendenze maggiori ma mai importanti, se non gli ultimi 500mt prima dello scollinamento. Una bella discesa mi riporta a Toirano e le sue grotte, la Val Varatella e le sue falesie calcaree a picco sono un altro luogo da visitare, ma oggi non ho più tempo. Risalgo a Boissano dove termino il giro con una cinquantina di km fatti.

Un bel pranzo in famiglia e si rientra in Trentino, vacanza finita. Anche se mi porto a casa solo questo giro ne è valsa davvero la pena, mi ha ricaricato le energie in un modo indescrivibile. Luoghi e strade fantastiche.

Randonnée del Solstizio d’ Inverno 2018

Sono già passati sette anni da quando mi venne l’ idea di portare in Italia questa manifestazione sbirciata in un video dei Seattle Randonneurs. Scoprii in seguito che la pedalata del Solstizio d’ Inverno è da sempre popolare tra i randagi di tutto il mondo: in Inghilterra ad esempio, dove il movimento Audax ha una lunga tradizione, parliamo di una prima edizione notturna verso la fine degli anni ottanta a cui presero parte tre membri dell’ AUK, i quali incontrarono condizioni proibitive (una bella nevicata e tanto ghiaccio per le strade). Da li’ in poi la organizzarono di giorno, e a tutti’ oggi gode di una certa popolarità.

Ma le presenze che facciamo noi (e me ne vanto, posso?) non le fa nessuno. Un commento di Sara su un post di Instagram diceva: “… come faccia Fabio a convincere tanta gente a pedalare di notte, al freddo rimarrà un mistero…” e in effetti il mistero c’è. O meglio, il merito non è mio, che faccio ben poco a livello di servizi. La magia sta nel luogo: Arco vestita a festa con i suoi mercatini di Natale, il nostro Lago di Garda, le mille luci nei paesi attraversati, il freddo, la condivisione di qualcosa di unico nel suo genere, e perché no, la gente sulle strade che ormai inizia a sapere del nostro passaggio. Mettici anche l’ internazionalità dell’ evento (con partecipanti da Austria, Germania e Svizzera, oltre al Bel paese rappresentato quasi per intero) e il gioco è fatto. Se poi come quest’ anno trovi la luna piena che ti concede di vedere le montagne in Valle del Sarca come fosse giorno, beh….lo dovete proprio vedere.

Una cosa è certa però, se non ci fossero quelle poche persone a darmi una mano non ce la farei. Quindi ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato anche se in minima parte, senza di voi la Randonnée del Solstizio d’ Inverno non sarebbe possibile.

Vi aspetto tutti nel 2019, pronti a vivere di nuovo la notte magica del Solstizio d’ Inverno in sella ad una bicicletta.

ps un saluto particolare a Stefano che è stato vittima di una caduta fratturandosi una scapola. Buona guarigione e se decidi di venire sarai nostro ospite l’ anno prossimo!

foto @cascada.cc, l’ album completo lo trovate qua https://www.facebook.com/cascada.cc/

Audax DIY 03-2018

Controllando il percorso della Randonnée delle Dolomiti di Brenta

Per il terzo appuntamento dell’ anno con la mia scalata al RRTY avevo in programma la mia Dolomiti di Brenta. Da organizzatore preferisco non pedalare il giorno dell’ evento (che sarà il prossimo 15 Aprile) mettendomi a disposizione dei partecipanti. Visto che volevo controllare che fosse tutto ok sul percorso, quale migliore occasione di farla per conto mio! Una volta inviata la traccia GPX che avrei seguito al responsabile dei brevetti DIY è giunto il momento di partire.

Primo giro tosto dell’ anno, il percorso presenta tre salite lunghe, di cui una fino a quota 1700mt. A marzo in montagna può ancora nevicare (infatti avevo già dovuto slittare di una settimana la partenza per via delle previsioni meteo) ma per oggi non dovrei avere problemi, se non una marcata escursione termica nelle prime ore della giornata.

Anche in bici ho un nuovo assetto da provare sulla distanza: sella e ruote nuovi. La prima, una Flite della Selle Italia, mentre per le ruote una coppia di Fulcrum Racing 0. Come bagaglio la solita frame-bag Apidura dove infilo qualche strato extra di abbigliamento, più un piccolo marsupio Camelback – recuperato dallo sgabuzzino dopo anni di inutilizzo – per tenere un po’ di carburante sotto forma di panini dolci e banane.

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Partenza ore 09:00, la mattinata è fresca ma con cielo sereno. In un’ ora circa sempre su pista ciclabile arrivo a Sarche, da dove la strada inizia a salire più decisa fino al lago di Molveno. Ad Andalo devo trovare dove fare un controllo, ma i bar presto chiuderanno per il riposo stagionale. Decido quindi che il primo controllo sarà a Spormaggiore, al Bar Posta, da dove la strada cambia direzione. Un modo in più per non sbagliarsi.

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Passata la ripida sezione di Maurina, percorro quella che chiamo la strada panoramica della Val di Non, 25km che mi portano prima a Cles, e dopo una breve discesa a Ponte Mostizzolo, crocevia importante che mette in comunicazione due valli, ma anche due randonnée: io oggi andrò a sinistra, in ciclabile, direzione Dimaro e Capo Carlo Magno. Per andare a destra invece occorre munirsi di coraggio, e prima di raggiungere Dimaro si affronteranno nell’ ordine Palade-Stelvio-Gavia-Tonale, per concludere sul mio stesso percorso odierno. E’ questo il Tour Brenta-Ortles ideato da Musseu alcuni anni fa….

Ritorniamo tra gli umani. 100km circa, 5 ore passate. Mangio qualcosa fermo all’ imbocco della ciclabile, il tempo si è guastato, non c’ è più quel bel cielo azzurro. Ho circa 15km per recuperare energie in vista della grande salita di giornata, il Passo Campo Carlo Magno. Da Dimaro sono 15km circa, che non mi sono mai andati troppo a genio, soprattutto la prima parte, la più dura, fino a Folgarida. E anche stavolta infatti…..

Scollino al passo sotto una leggera nevicata! Sulla discesa le nuvole che avvolgono il Brenta non mi permettono di vedere il panorama. A Pinzolo entro in ciclabile. Ho i crampi, devo fermarmi a fare un po’ di allungamenti; il giro è altimetricamente impegnativo e i muscoli ne stanno risentendo. Ma mi restano solo Stenico e il Ballino come salite e sono ottimista.

Stenico sarà luogo di controllo, oggi però ho poco tempo, sono in ritardo e mi fiondo giù a Ponte Arche. Da qui una facile salita mi condurrà al Passo Ballino, dove scollino verso le 19:00, e poi tutta discesa fino a casa!

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Per chi verrà ci vediamo Domenica, iscrizioni ancora per oggi (giovedì) a questo link:

https://www.audaxitalia.it/index.php?pg=calendario_brm_acp&org=127&obid=1016

Qua invece il link alla mia attività su Strava:

https://www.strava.com/activities/1473391111/overview

AUDAX DIY 02-2018

Ovviamente mi sbagliavo quando pensavo di avere messo nel sacco il peggio dell’ inverno con il brevetto di gennaio. Credevo di fare una furbata ad aspettare fine mese: “sono vicino a marzo, ci sarà una tiepida temperatura” mi dicevo. Non avevo fatto i conti con il Buran:

Il buran, (in russo: буран?, in italiano buriana) è un vento di aria gelida, a volte molto forte, caratteristico delle steppe della pianura sarmatica, a ovest degli Urali.

Quindi con l’ unica giornata disponibile concomitante con previsioni meteo che davano neve a bassa quota, mi sono avventurato verso nord con la speranza di una previsione poco veritiera. Di nuovo a sbagliarmi ero io. Ovviamente.

Come metto il culo in sella e raggiungo la pista ciclabile della Valle del Sarca iniziano i primi fiocchi, dapprima inconsistenti, poi, mentre risalgo verso nord la neve si fa più fitta. A Càdine è una vera tormenta, pista ciclabile imbiancata e neve che mi si appiccica addosso: mi fermo per vestirmi prima della discesa su Trento, dove spero di trovare condizioni migliori. Il bus de vela si rivela più impegnativo del previsto, con parte della carreggiata ricoperta da uno strato bianco che mi costringe a stare nel mezzo della corsia. Per fortuna è ancora presto e il traffico è modesto e, forse, più attento del solito vista la bufera in corso.

Il bar che avevo pensato come controllo e dove speravo di scaldarmi, mangiare qualcosa e fare il punto della situazione, è chiuso, quindi mi tocca ragionare in fretta. Dal cielo cadono fiocchi del diametro di 2/3 centimetri e non sembra diminuire.  Se giro a destra in 2 ore sono a casa,  se giro a sinistra in 2 ore sono a Bolzano. Mi dico che se proprio continua a nevicare fino a Bolzano posso sempre salire su treno, e giro a sinistra.

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Il Bicigrill di Faedo appare come un miraggio nel deserto, ma è reale, e soprattutto è aperto! Intravedo le stufe accese all’ interno dove fare asciugare i miei guanti mentre mi bevo un cappuccino con un’ ottima fetta di torta. Scambio quattro chiacchiere con le ragazze che stanno dietro al bancone, oggi poco indaffarate visto il clima, e prima di salutare prometto una visita anche al mio ritorno.

Il conta passaggi a Egna dice che sono il 5° di oggi sulla ciclabile. Con il vento che soffia forte alle mie spalle e la neve che ha smesso di cadere dal cielo, mi godo il paesaggio mentre mi avvicino al giro di boa. A Bolzano arrivo all’ ora di pranzo, ma visto che non mi voglio fare spennare in piazza Duomo, scatto una foto e riparto subito.

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Come esco dalla città mi rendo subito conto che mi aspetta una lunga e dura battaglia contro il Buran, che adesso è pronto a rallentarmi a tutta forza. Complice forse un insieme di fattori (stanchezza, stomaco vuoto, freddo) ho un vero e proprio cedimento: sono costretto a calare giù il 34 con una velocità di punta che non raggiunge i 20km/h. Sbando e arranco. La topografia della ciclabile con i suoi interminabili rettilinei non aiuta di certo. Poco prima di Salorno trovo un piccolo punto di ristoro e ne approfitto per riempire la borraccia di succo di mele, poi riparto subito con in mente una sola cosa: il bicigrill!

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Nonostante siano passate da poco le 15:00 mi viene comunque data la possibilità di consumare un pasto caldo; un bel piatto di penne al ragù seduto comodamente al riparo dal gelo è proprio quello che mi serviva per rimettermi in sesto prima della tirata finale fino a casa. Ancora 65 km circa e potrò dire che è fatta. Mezz’ oretta di relax, poi esco e mi infilo addosso tutto quello che mi sono portato. Per inciso, ecco com’ ero vestito:

  • intimo: maglia smanicata Rapha merino/mesh + maglia m/l Rapha merino + calzini Oxeego invernali in lana merino;
  • salopette Assos con inserti antivento;
  • smanicato felpato reduce da una Maratona delle Dolomiti;
  • giacca softshell Rapha in Polartec Alpha;
  • buff + berretto Rapha in lana merino + cappellino Assos antipioggia;
  • guanti Assos pesanti + copriguanti Assos impermeabili;
  • giacca Endura hardshell in membrana impermeabile;
  • copripantaloni 3/4 antipioggia/antivento/antifreddo/antitutto Rainlegs (5 stelle+++);
  • scarpe invernali in Gore-Tex Sidi + copriscarpe pesanti invernali.

Sembra un’ esagerazione ma mi è servito tutto e non ho sudato. Grazie alla temperatura molto bassa (sul finale di giornata era a -3 con una media di tutto il giro di 0°) la traspirazione dei capi è rimasta ottimale.

Tra Trento e Rovereto devo accendere le luci. Credevo sarei già stato a casa a quest’ ora, ma poco male, sono attrezzato bene e mi pare pure che il vento stia calando. Ne approfitto per assaporare questi ultimi istanti di una giornata parecchio intensa dove ho potuto apprezzare la bellezza e la solitudine, se vogliamo, del ciclismo invernale.

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Obbiettivi 2018

Ok, tempo di scoprire le carte, con la speranza che questo post mi aiuti a fare chiarezza e a dare un quadro ai tanti progetti in mente.

Il 2018 è l’ anno che precede la Parigi-Brest-Parigi, anno di pre-qualifiche, ovvero maggiore sarà la distanza pedalata in un singolo evento omologato ACP, prima ci si potrà iscrivere il prossimo anno all’ olimpiade del cicloturismo. Saltata l’ idea di prendere parte alla Alpi 4000 ho deciso di accorciare la distanza a 600km garantendomi così un posto per Parigi.

Inoltre ripropongo un brevetto da 300km su un percorso simile a quello affrontato nel 2013 che si chiamerà “Giro del Lagorai” e che andrà ad aggiungersi alla ormai classica “Dolomiti di Brenta” sulla distanza dei 200km. Due brevetti entrambi proposti con la mia nuova società Audax Club Arco che seppur semplici come organizzazione mi porteranno via parecchio tempo (per info e iscrizioni visitate qui per il Brenta e qui per il Lagorai).

Il 2018 per me sarà l’ anno dei grandi dislivelli, o almeno ci proverò. Ecco quindi svelati i miei progetti.

  • Febbraio: un brevetto DIY da 200km o la rando del Lago d’ Iseo del Team Testa il 25;
  • Marzo: Dolomiti di Brenta pre-ride, 200km +3500mt dsl;
  • Aprile: Giro del Lagorai pre-ride, 300km +4400mt dsl;
  • Maggio: Rando Imperator, 600km +3800mt dsl;
  • Giugno: Brenta-Ortles, 400km +8000mt dsl+ GF Sportful, 200km +5000mt dsl;
  • Luglio: Super Randonnée delle Dolomiti, 600km +13000mt dsl;
  • Settembre: Ötztaler Radmarathon (se mi prendono), 238km +5500mt dsl.

Va da sé che la preparazione e il raggiungimento degli obbiettivi sarà di pari passo ed in crescendo, valutando di volta in volta se tentare lo step successivo. Per questo motivo ho deciso di seguire un programma di allenamento che mi aiuterà nella crescita progressiva fisica, ma soprattutto manterrà alta la motivazione/concentrazione.

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